
La vera storia del ponte della Vittoria
Non tutti sanno che il ponte della Vittoria è stato costruito per ben tre volte in poco più di 20 anni, dal 1928, giorno in cui fu bandito il primo progetto al 1950 anno della inaugurazione del terzo.

La scoperta dello stemma ha permesso di riscriverne la storia, siamo andati sino a Firenze, all’Archivio Storico del Comune per esaminare un documento ufficiale del 1940, fino ad oggi rimasto intonso e nascosto negli scaffali dell’Istituzione.

Un ringraziamento particolare, oltre all’Archivio Storico del Comune di Firenze, va alla Biblioteca Comunale del Comune di Pisa che ha messo a disposizione la pubblicazione “I ponti di Pisa” scritta dallo storico pisano E. Tolaini.
Un ulteriore ringraziamento va ad Andrea Alaimo che ha scoperto il manufatto e Mario Velucchi per il contributo digitale sulla ricerca.
Tutto nasce circa un mese fa quando Andrea Pochini, il noto antiquario pisano, nonché caro amico mi porta con la sua Vespa gialla di fronte al manufatto, da lì parte la ricerca. La vicenda si complica quando con un altro caro Amico, l’avvocato Pietro Gustinucci si ritrovano i disegni originali del progetto (Fondo Bazzani Archivio di Stato di Terni)
Gli elaborati non coincidono con i racconti popolari e quelli scritti dagli storici pisani, con perseveranza approfondisco la ricerca che mi porta a scovare il documento fiorentino e il 24 marzo fisso l’appuntamento per esaminarlo.
Cosa raccontano le 20 pagine dell’opuscolo? Che il primo ponte crollò per responsabilità dell’enorme piena durata una settimana con un picco di piena che scalzò la pila sinistra alla base facendola collassare…


oltremodo la commissione di inchiesta, nominata dal Ministero dei LL. PP. incaricò il laboratorio di analisi Rodio di Milano di analizzare le terre per approfondire il perché del disastro. Gli specialisti certificarono che il ponte sarebbe comunque crollato perché poggiato su un terreno argilloso paragonabile a sabbie mobili. Nessuno fu incriminato, nessuno fu condannato perché in fase di progettazione non poteva essere prevista la composizione del terreno.
E perché non poteva esser previsto? Perché non c’erano i supporti tecnici adeguati sul territorio nazionale, tanto che il disegno del secondo ponte fu ancora opera dell’arch. Cesare Bazzani

nuova pila sinistra nuova pila destra

Sostanzialmente era identico al primo con gli stessi fregi e cippi sulle spalle, ma le luci non erano più tre identiche bensì la laterali uguali e la centrale più grande per permettere il nuovo ancoraggio all’alveo, con un ulteriore accorgimento, molto più in profondità per trovare terreno stabile.
Il 3 dicembre 1939 il ponte era completato ed inaugurato in pompa magna, L’arch. Cesare Bazzani, non partecipò, perché passato a miglior vita nel marzo 1939.
Nel 1944 i tedeschi in ritirata lo minarono facendolo nuovamente crollare…a distanza di 77 anni il fiume ci ha restituito tutto questo ed altri manufatti:


Lo stemma, come il resto dei reperti si trovano sulla spalla del lungarno Guadalongo e sono ben visibili anche ad occhio nudo senza scendere sull’argine. Noi recliniamo ogni responsabilità se qualcuno decidesse di scendere per ammirarlo da vicino. E’ ragionevole concludere che i reperti siano del secondo ponte poiché nella relazione a firma dell’Ing. De Simone si legge chiaramente che il primo intervento ordinato dalla commissione fu quello di rimuovere tutte le macerie onde evitare ulteriori danni a ciò che rimaneva della struttura e a garanzia del regolare deflusso delle acque.
In conclusione rimane da dire soltanto un ultima cosa, prima o poi la verità viene a galla e viva tutti coloro che hanno la perseveranza di ricercarla.
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Lo Stemma ritrovato
La vera storia del Ponte della Vittoria
3,00 €
NOTA DI REDAZIONE: tutte le immagini sono opera di Marco Monaco e sono soggette al diritto d’autore
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